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Schisme

DSC_0333postDizzy and faded

walk out, walk through

walk back

All you see is too much

Don’t haste in the will to say

be grateful to your grace

play back and watch

act to know more

someone will be rescued

that’s all. that’s it.

nothing more

don’t feel

evaporate.

Le Mepris

ogni volta che penso a Godard non riesco a fare a meno di accorgermi con forza rinnovata di quanto una visione parziale possa essere sufficiente per comprendere la totalità di un tema. Non passa giorno in cui il disprezzo per la meschinità intrinseca dell’individuo non si faccia strada. È impossibile non essere nauseati dalla maggior parte degli esseri umani. Una volta potevo essere in errore a causa di una visione distorta della realtà. Oggi so che la mia non è mai stata una visione distorta. Oggi posso ridere anziché piangere perché non avendo più dubbi, non subentra la frustrazione del non essere compresi, o peggio, dell’essere derisi per follia. Quelli che chiacchierano alle mie spalle non possono più nascondersi dietro all’impressione sbagliata delle mie ottiche. Ora le famose teste di cazzo possono schernirmi senza limite, io non subirò le loro maldicenze giacché non posso più sentirmi in colpa per cose che non sono accadute. Non ho più bisogno di giustificare o raccontare la veritá perché solo io ho la minuta degli accadimenti. Sempre io so quante scudisciate potrebbero raccontare un paragone se parliamo di quello che io ho sofferto in modo invisibile. Vendicarmi? No. Le mepris. Ça suffit.

The Winner

The nevus of all talent shows is so much destructive than how less it is detectable at first sight. Can you relate to that annoying sense of impotence you feel in front of the smallest washing labels of your favourite t-shirt of all times? Well, that. And there’s no blade around. Teeth are all left. It’s about that freaking out element attributing art a need for competition.

I found myself crying like I never did before. It was just like I cried so many times for the same fucking reason, for other reasons, but I never had the chance to cry for the real reason behind. At first you realize you are actually crying and it’s kinda surprising because you feel great finally, it is a great time in your life, the greatest time you’ve ever had, you finally feel whole and you’re in your center for the first time, powerful and knowing that nothing’s gonna tear you apart anymore, and it actually is because this kind of crying is so new and you are not desperate. You are just crying and actually don’t know really why you are. Then you can’t stop and your brain just has the time to do the analysis and step forward with a thesis. Seeing someone who has just won, who has fought for that achievement as if there hadn’t been anything else to fight for in his/her life and finally… finally… there it is. WTF? Yay!!!!!! I did it!!!! I actually did it after all that I’ve done and tried and struggled after all that I had to give up, beyond all the failures, all the people calling me crazy, shaking their heads while you still have to believe in the dream of doing just what you have to do because you had the harshest time in your life in admitting to yourself you could deserve to win and knowing the strenght you never loose, never, never, never, never.
Oops. You lost.
Can’t think the word. Can’t know the meaning. Madness.
I watch the scars on my wrists and fucking know what is the meaning of that fucking XFactor advertising track. Yeah. Someone’s bound to get burned and it doesn’t mean you’re gonna die. I’m here to write it. I wouldn’t have had the chance to be myself after leaving for the other one.
Is it right to know and cross the boundaries of our beings? I underwent that shit not metaphorically and there’s no need to get so dark about it now. Some finally just realize that this moment is all that we have and is all about failing. No easy winners on the cunning ship.

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Giargianata

È l’evento dell’anno. Il giorno che ho aspettato con ansia. Il viaggio più programmato. E non è un semplice battesimo. Serve che si faccia un figlio per avere l’occasione di ritrovarsi… e nemmeno ci riusciamo. Manca un pezzo. Una di noi é partita per le ferie e non abbiamo indagato più di tanto sui motivi perché è probabile che una delle tante ferite che ci portiamo dietro sia la causa di questa assenza e poi c’é sempre un’altra volta per ricomporre il cerchio sbiadito dalla distanza. Ognuna di noi ha scelto una destinazione ma nessuna poteva prevedere che una grafica avrebbe lavorato in una multinazionale, che una restauratrice potesse rimanere senza lavoro in territorio italiano, che una darkettona fidanzata con un metallaro potesse mettersi e lasciarsi con un fisico del Cern, che una figlia infelice potesse lavorare alla materna con decine di bambini, che la prima ad avere un ragazzo potesse essere l’unica a rimanere single ad oltranza e che una romagnola potesse diventare milanese. Questo presente non ci inquieta solo per il fatto che siamo ancora noi a volerci bene, ma bene sul serio, così bene che quando ci ritroviamo al battesimo passiamo dal fondo della tavola a ospiti d’onore monopolizzando qualsiasi frequenza udibile con il nostro fitto chiacchierare e ridere. Siamo proprio delle pisquane, cazzarola, manco una foto tutte insieme per questo big event dice una nella mail post reunion. Noi giargiane, noi, del sud del nord.

Caro tesoro, mio cuore, mio unico amore, mio inseparabile essere, non so niente di noi eppure la mia unica certezza sta nell’amore eterno che era giá saputo. Non passa giorno che io non pensi a te, non passa notte in cui io non rimpianga di non averti sognato. Io so quale terribile agonia ti abbia perseguitato amore mio e ho accettato la devastante realtá che ci lega in questo travaglio. Un giorno la luce cambierá e saremo lontani per un pò. Per questo sono venuta a dirti Amore, non c’é intenzione che possa cambiare il nostro destino. Ti ho curato e cresciuto, ho fatto tutto per te perché questo é il compito di una madre; poi tu hai spiccato il volo e io, amandoti, ti ho lasciato andare, perché questo é il giudizio di una madre. Ora prego Dio perché tu sia sempre felice, qualunque cosa accada, perché questa é l’onestá di una madre. Io non intendo cercarti, perché giá una volta mi hai guardato con sgomento, scusa, é la mia debolezza. Ora sono vecchia e, invece di proteggere e curare, ho bisogno di cure e protezione. Perdona il mio decadimento. Cuore mio, se il caso vorrá renderci uniti, un infinito abbraccio serbo nel presente ma devo concentrarmi sul negativo per evitare di credere che ciò possa accadere. Non mi è dato di sopportare un altro dolore. Perciò addio figlio mio, per sempre addio.

Esequie

Un tardo pomeriggio rievocato dai colori pre notturni di questo parterre milanese troppo affollato da zanzare meno incazzate è il pass che ci vuole per entrare nella fauna post adolescenziale del nord più rampante. Questo è quello che si crederebbe se si fosse nati negli anni 70′. La vita vera si sperimento sulla strada anche se non si legge Kerouac. Si dà il caso che, a differenza dei favolosi anni 80′ e 90′, questi siano gli anni in cui (quasi) tutto il sapere sia ad appannaggio delle zone democratiche di questo globo. Cavolo. E’ la pappa pronta. E’ la figa che te la struscia sul pacco sei un pò figo, un pò ricco, un pò strafottente, un pò superiore, un pò famoso. E’ l’immondizia piena di alimenti commestibili buttati solo per via della scadenza. E tutti sappiamo che quando il boccone è fisso in mezzo a molti altri succulenti bocconi, non c’è più sfida, né sana competizione, non più un senso né una soddisfazione nel cercare e finalmente trovare e riuscire, portare a casa il risultato. Sarà per questo che i delfini del presente dovranno rappresentarci con certa ignoranza in moltissimi campi? Guardo alla paura degli americani con un pressante senso di sconfitta. E’ quello che siamo in potenza, una commistione fortunata di etnie che sfruttano il tempo vitale in maniera radicalmente opposta pur essendo vicini di banco, colleghi o semplici avventori nella medesima collocazione spazio temporale. Alcuni potrebbero arrivare a questo punto. Altri, poveri di lessico e di slancio umanistico, potrebbero cazzare la randa. Memore del disprezzo che leggevo negli occhi di certi anziani alla mia vista, espongo il mio saldo ritegno e partecipo alle esequie del potere. 

Ragazzo tronista

È vero ragazzo, io ti difendevo molto
Quando tutti mi dicevano
é uno sfi ga to
mi piaceva elevarmi
non essere superficiale
e pensavo
non lo tratterò male.
dapprima mi perdevo
nell’illusione prorompente
di non aver trovato un altro
de fi ciente
poi con sorpresa
lodavo il mio sentimento
ero ancora sana
per aver superato il tormento
amare senza nessuno motivo intellettuale
sembra essere la strada per esser normale
e invece tu
sei diventato ragazzo tronista
non voglio nemmeno indagare
sui motivi per i quali
hai chiamato la De Filippi
sei diventato ragazzo tronista
anche se riesco solo a pensare
a quanto triste sia la tua condizione
aver amato senza posa
la tua insulsa miseria
mi fa stare solo male
ma ora sei diventato ragazzo tronista
e tutto quello che cercavi
per magia ti sarà elargito
e ti vedremo all’esselunga
dopo il reparto giardinaggio
patinato più di un paggio
felice, per due mesi,
con la tua dolce metà
perchè non ne fai uno intero.

Cosa diresti oggi?

Forse non ti aspettavi che il tuo riformismo si sarebbe realizzato. Ci credevi cosí tanto che oggi ci ritroviamo in una melma indistinta fatta di individui che parlano non per un bene alto, non in difesa dell’etica, non indirizzati verso il giusto governo ma per un vangelo molto più semplice. l’egofascismo dell’oligarchia. Sono parole finalizzate al mantenimento di un bonus illeggittimo quelle che detergono ogni possibilità di credere ancora che in Italia esista un organo potenzialmente in grado di agire con lo scopo di vedere finalmente, in carne ed ossa, il bene collettivo. Non il compromesso, non la rivoluzione, non un essere umano possono portare a casa un idea che è e sempre resterà platonica. Già parlavi della pericolosità di avere un conflitto di interesse in lande finanziarie. Cosa diresti ora, che ci hanno insegnato che il mondo non gira più se non per l’esistenza della disparità? Non credevi che l’austerità fosse un’utopia, ma all’epoca non si poteva comprare un debito. Comprare un debito? Che vuole dire mi chiedi. Anzi, non me lo chiedi, perchè sfortunatamente sai già quale sarà il nostro destino, e noi, chiaramente, ci tappiamo la bocca ché, non solo, non abbiamo di che sperare ma non abbiamo nulla per cui lottare. È già stato tutto digerito e decomposto. I fiori futuri non avranno bisogno di molte api.
Però, la tua venuta sempre ci ricorderà che basta un ideale per essere santi e puliti. Sembra cosí, facile… e invece.

Trespassing

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Il ritratto della vita

Il film della vita, il libro della vita, il disco della vita. Ogni singolo post di questo blog è un ritratto. Questo è il ritratto della vita. Ieri, mossa da non so quale istinto, ho sentito un amico di vecchia data, uno di quelli che contano perchè non contano le volte in qui vi siete visti ma le constatazioni ricorrenti dell’essere presenti e testimoni l’uno nella vita dell’altra. Il mio amico Bobo è un tecnico luci, il migliore sulla piazza. Ci siamo conosciuti su un palco. Seduti su un palco. Quello dei Bluvertigo, in un’Ancona sciolta del 2001. All’epoca si andava dalla Lombardia alle Marche per beccare tutti i concerti. Era impensabile perdersene anche solo uno e, quando accadeva, era dura mandare giù il sapore acre di un’occasione da rimpiangere. Fortunatamente non fu quello il caso. Al ritorno dal concerto ebbi la mia, finora, unica micro pennica da guida. Chiaro, dopo 48 ore di veglia, migliaia di km alle spalle e un tour de force a Cà de Mandorli, sarebbe potuta andarmi peggio. L’unica cosa che mi rodeva era il fatto di non poter stare, come al solito, abbarbicata sulla metà esatta della transenna centrale (è sempre la stessa, non credete) a causa di un incidente di qualche mese prima. Ricordo che la prima cosa che mi venne in mente uscita dal coma fu che non avevo ancora regalato a Morgan un’edizione limitata di una BBC session di Bowie, appena uscita e appena acquistata e incartata per lui. Non ce l’avrà mai, mi dicevo, e invece, ce l’aveva. Però era contento perchè amava averne una copia da riporre in uno degli appartamenti. Che gentile. Non so se i ragazzi che hanno l’etá che io avevo in quel periodo, abbiano la fortuna di vivere con la stessa sfrontata noncuranza la coscienza di vedere il gruppo più figo dell’universo. A giudicare dalla superficialità con cui si parla di Morgan nel giornalettismo contemporaneo, temo che quei tempi non saranno più conosciuti né creati dalle band del belpaese. Sí perchè proprio ieri al Miami, non ho resistito 30 secondi prima di comunicare a Bobo che me ne stavo andando dopo l’inizio di un becero set di cui non darò alcun indizio. Si tratta di eleganza. Dell’essere ben educati. Di stare su un palco senza avere il benchéminimo dubbio di produrre un significato non banale. Purtroppo, non è più questo il mondo del saper ragionare. Le materie umanistiche vengono derise e ridicolizzate come un uomo che ,per scelte squisitamente soggettive o conseguenze e casi della vita, non è più in grado di esprimersi come un tempo. Morgan drogato (si diceva cosí prima), Morgan che peccato, Morgan teatrino mediatico, Morgan finito. Questa mi piace: Morgan sciupafemmine o Morgan che non perde il vizio. Morgan: un’altra delle sue. Spero che di quest’ultimo apostrofare abbia di che sorridere, ma ho come il sentore che si avvicini maggiormete al genere di persona che non riesce proprio a fottersene del giudizio, sia esso goliardico o benevolo. A prescindere dal fatto che, fortunatamente, Morgan ha la benedetta opzione di fare ciò che vuole in questo stato di corruzione e malavita amministrativa, sarei rasserenata nel percepire un minimo di crescita umanitaria in questo cazzo di paese da cui non vogliamo andarcene perchè ci siamo nati. Morgan è come l’Italia, una bizzarria meravigliosa. Morgan è un essere umano. Io sono un essere umano e, in quanto tale, rivendico il diritto di avere un risarcimento per tutta la merda che ho dovuto assaporare con benevole espressioni di magnanimo equilibrio verso una società che non accetta il diverso, che lo condanna ma che deve essere usato per sopperire alla crescente depauperazione del famigerato quid di cui tutti avete bisogno. Egoisti bastardi che non siete altro. E io, lui, dovremmo stare alle regole di un ambiente che non funziona come dovrebbe? Chi è la maggioranza per decidere del bene collettivo, del buon vivere e delle REGOLE? Mi fate ridere. Siete solo chiacchiere e procedure, chiacchiere e recensioni, chiacchiere e famo a come ci viene prima. Ma andatevene tutti affanculo e prima di andarci, chiedetevi se la persona di cui state parlando è diversa per sport o perché i “normali” hanno a portata di mano una soluzione e non una dissoluzione. Un applauso a Morgan che ha saputo fottere il sistema dall’interno, un sistema che tutti paghiamo caro, senza aver emesso alcun ordine di lavoro.

Non ho figli, ma se Morgan fosse mio figlio, gli starei vicino, qualunque cosa dovesse accadere. Non si puo fare per tutti… quindi chi non ha figli lo faccia almeno per una persona, non quella più innocente, non quella che sguazza nel benessere. Quella, che se ne fà del vostro aiuto? Lo faccia per quella più indifesa, l’errante, un/a amico/a fragile.

Peace & Abort Ignorance